lessico gastronomico

L’originalità della parlata euganea rispetto al dialetto padovano – riscontrabile in parole come brècane, santuèna, calto, ragasso, ortunae fufe – è stata studiata e analizzata da Manlio Cortellazzo (Padova 1918 – Padova 2009) professore di Dialettologia italiana presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Padova, dove svolse prevalentemente la sua attività scientifica.

Cortellazzo M., Parole dei Colli Euganei, in “Padova e il suo territorio”, 9 (1994), n. 50, p. 46-48

Forse i primi frammenti della lingua gastronomica locale emergono nel libro del misterioso autore noto come Ibn Sarabi o Serapione, nell’opera databile alla seconda metà del secolo XI o alla prima metà del secolo XII. L’autore combina la dottrina di Dioscuride con quella di Galeno arricchita delle conoscenze della farmacologia araba e  che nella volgarizzazione di Frater Jacobus Philippus de Padua, in padovano trecentesco – si tratta dell’opera nota come Erbario Carrarese – ci propone nomi di piante ancora correnti nelle nostre parlate, come brusco – identificato col pungitopo – il cogno, e le pomele, modo tipico locale con cui si indicano le olive.

Ibn SarabiEl Libro agregà de Serapiom, volgarizzamento di Frater Jacobus Philippus de Padua, Edito per la prima volta a cura di Gustav Ineichen, Venezia — Roma 1962 (Civiltà Veneziana. Fonti e Testi, 3)

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