Antonio Berti, il medico di Montagnana e Teolo precursore del lockdown
La figura e la storia di Antonio Berti sono davvero affascinanti, uomo dai molteplici interessi e ricco di espedienti. Era nato a Venezia il 20 giugno del 1812. Compì la prima formazione a Treviso, dove la famiglia possedeva due cartiere; un rovescio economico dell’attività di famiglia lo obbligarono a interrompere gli studi. Non si perse d’animo, andò pedagogo presso una famiglia nobile veneziana, finché nel 1837 poté entrare nell’Università di Padova, studente di medicina.
Lottai fin dai primi passi con ostacoli che una volontà meno tenace avrebbe giudicato insuperabili– scrive di sé il neo medico – raccontando a quali stratagemmi fosse stato costretto per mantenersi agli studi. Fece di tutto: traduzioni dal francese e dal tedesco, articoli per giornali e per le strenne, poesie per nozze, racconti, canti popolari, dissertazioni per lauree, prediche perfino.
Diplomatosi nel 1842 nello stesso anno vinse la gara per la condotta di Teolo. Restò a Teolo pochi anni, fino al 1846, alternando l’attività medica – gradito a tutti, si dice nel necrologio – all’azione patriottica. Uomo versatile, propenso alle lettere, come abbiamo visto, egli fondò con Guglielmo Stefani il «Giornale Euganeo» e il «Caffé Pedrocchi», pubblicazioni che diedero la sveglia patriottica agli spiriti dormienti delle province venete.
Nel 1846 assunse la condotta medica di Montagnana, dove fu colto dai fatti del 1848. I notabili di Montagnana lo nominarono a capo del Comitato locale ed egli si adoperò per difendere il territorio dalle incursioni degli austriaci, accampati nel Quadrilatero. Le sorti della guerra non furono favorevoli, come è noto, e i patrioti, Berti compreso, ripararono a Venezia, ultimo baluardo di libertà.
A Venezia, come prima a Montagnana, Berti ebbe modo di fare osservazioni sull’andamento di una malattia allora terribile: il colera.
Lottai fin dai primi passi: I dati biografici del medico Antonio Berti sono tratti da: Annuario istorico italiano in continuazione dell’Almanacco istorico d’Italia di Mauro Macchi, Milano 1879, pp. 750-751; Senato del Regno, Atti Parlamentari, Appendice alla tornata del 29 Luglio 1879, Roma 1880, pp. 2578-2584; “Annali universali di Medicina e Chirurgia”, 248 (1879), pp, 557-558.
Le due opere del Berti, pubblicate a Venezia nel 1855 (quella sul colera a Montagnana) e le ulteriori osservazioni sul colera a Venezia pubblicate nel 1859, che divulgarono le osservazioni raccolte dallo studioso che aveva intuito come gli assembramenti di popolo favorissero i contagi. L’ isolamento, dunque, rappresentava una soluzione al problema e così fu stabilito che gli infermi poveri fossero chiusi in alcune stanze dell’ospedale, mentre i più abbienti fossero invitati a non uscire dalle loro case.