Gli Euganei e il sacro

Una sacralità percepita fin dal mondo paleoveneto

Gli Euganei possono essere considerati nella dimensione del “sacro” per una storia che li identifica come zona privilegiata di insediamenti religiosi. Non soltanto, dunque, per i molti luoghi riconducibili al medioevo cristiano, ma fin dal mondo paleoveneto,  il  cui santuario più antico e frequentato viene collocato proprio nel cuore degli Euganei, cioè a San Pietro Montagnon, oggi Montegrotto.  La studiosa Calzavara Capuis spiega questa scelta per il fatto che  “l’uomo antico non riuscendo a comprendere l’origine di questo scaturire di fiumi e acque calde ed avendone d’altra parte constatato la natura medicamentosa, era portato ad interpretare il fenomeno come prodigio di una divinità che doveva essere venerata e propiziata con cerimonie e offerte”.

studiosa Calzavara Capuis: riportato in Antonio Rigon, Pievi, monasteri, eremi, in I Colli Euganei, a cura di F Selmin, Sommacampagna (VR) 2005, p. 141 

La grotta di Santa Felicita

Le notizie sui luoghi di culto dell’alto medioevo scarseggiano. Una pia tradizione vuole che nella grotta nei pressi dell’oratorio di Sant’Antonio abate, sulle pendici meridionali del Monte della Madonna, ancor oggi visibile, abbia condotta vita eremitica, tra l’VIII e il IX secolo, santa Felicita, una religiosa poi passata al monastero padovano di Santa Giustina dove, sotto il pavimento della cappella di san Prosdocimo, il suo corpo sarebbe stato ritrovato, assieme a quello di san Massimo, san Giuliano e i santi martiri Innocenti nel 1053.

pia tradizione vuole: ivi, p. 142.

Altre testimonianze altomedievali

Recenti scavi a Monselice hanno consentito di far risalire la chiesa di San Paolo all’VIII secolo e altri scavi sulla sommità del colle monselicense hanno portato alla luce i resti di una chiesa altomedievale identificata con la primitiva pieve. Sempre a Monselice la chiesa di san Martino, a sud del Colle, concessa dal vescovo padovano Faustino al monastero padovano di Santa Giustina nel 970 e la chiesa di san Pietro, documentata nel 1013, dipendeva dall’abbazia della Vangadizza. La concentrazione di insediamenti religiosi in Monselice è da attribuirsi alla preminenza politica nel padovano in età longobarda e all’essere nel IX secolo sede di Comitato e poi sede di una iudiciaria, una circoscrizione pubblica minore del comitato, dopo la rinascita di Padova.

concentrazione: ibidem

Chiese e beni dipendenti da grandi monasteri e istituzioni ecclesiastiche

A prima del MiIle risale la chiesa di san Giorgio a Rovolon e una notizia riportata nel Chronicon Farfense, riferibile alla seconda metà del X secolo, testimonia l’esistenza in Abano di una chiesa di san Lorenzo, dipendente dall’Abbazia di Farfa nell’alto Lazio. Oltre all’esistenza di grandi patrimoni come quello appartenente al monastero di San Salvatore (poi santa Giulia) di Brescia, troviamo la chiesa di san Daniele di Monselice documentata nel XII secolo. dipendente dal San Silvestro di Nonantola. San Zaccaria di Venezia, Santa Giustina di Padova, i Santi Felice e Fortunato di Vicenza; dal Vescovato di Verona e al capitolo proprietari di be i in Boccon, Cinto, Villa di Teolo, Monselice.

Si tratta in sostanza di una realtà politico e religiosa maturata in età longobarda e carolingia nelle quale – scrive Antonio Rigon – i processi di cristianizzazione, di strutturaziione territoriale e di organizzazione elesiastica si intrecciano con interessi economici, indirizzi devozionali e ingenti dinastico-familiari.

Antonio Rigon: ibidem

Follow by Email