Carta del padovano di Giovanni Valle, 1784

Giovanni Valle era nato a Capodistria nel 1752. Oltre alla carta del territorio padovano realizzò anche una Pianta di Padova che fu pubblicata nell’anno 1784 e che è considerata un capolavoro nel genere. 

La Carta geografica del territorio di Padova è tratta da “Atlante Novissimo, illustrato ed accresciuto sulle osservazioni, e scoperte fatte dai piu’ celebri e piu’ recenti cartografi” di Antonio Zatta e pubblicato a Venezia tra il 1779 e il 1785. Antonio Zatta fu uno dei maggiori editori Italiani di carte geografiche della fine del’700, periodo dominato dalle produzioni dei cartografi francesi. La sua attività cartografica è caratterizzata dall’innovazione che apporta nei cartigli che farà finalmente evolvere dai classici rimandi rinascimentali ricchi di figure mitiche ed allegoriche ad un elemento di supporto alla carta stessa. Zatta, infatti, aggiunge e riporta meticolosamente riferimenti alle caratteristiche peculiari del territorio rappresentato come i tipi di colture ed artigianato, paesaggi e costumi degli abitanti.

Il territorio dei Colli nella carta di Giovanni Valle

Il territorio padovano si suddivideva in quindici distretti, compresa Padova, dei quali otto, chiamati podesterie, erano retti da un podestà eletto direttamente da Venezia, ed erano precisamente le comunità di Monselice, Este, Montagnana, Castelbaldo, Piove (di Sacco), Campo-sampiero, Stra e Cittadella. I rimanenti sei distretti, vale a dire Conselve, Anguillara (Veneta), Teolo, Arquà (Petrarca), Oriago e Mirano, erano invece denominati vicarie e retti pertanto da un vicario eletto dal Consiglio generale di Padova.

Desolei Andrea, Istituzioni e archivi a Padova nel periodo napoleonico (1797-1813) Editoriale Documenta 2012, pp. 152-153.

Competenze e mansioni delle magistrature locali

La distinzione tra le due magistrature, effettuata dal governo veneziano, dipendeva dall’importanza strategica, politica ed economica, attribuita dai veneziani ai centri sedi di podesteria. Le funzioni esercitate dai vicari erano di tre tipi: giudiziarie, gestionali-amministrative e di controllo. Dal punto di vista giudiziario era loro affidata la giustizia sommaria civile per le cause fino a 10 £., demandando però qualsiasi causa criminale (penale) al tribunale del Maleficio di Padova. Le mansioni gestionali-amministrative comprendevano la «cura per la conservazione e custodia delle strade, degli arzeri, de’ ponti pubblici, così pure per li condotti dell’acque, avendo facoltà d’imponer pena di soldi io al giorno a cadaun villico che ricusasse impiegarsi nelle sua villa a quel lavoro, che secondo li statuti respettivamente appartiene», con il divieto però di «intraprender di nuovo alcuna opera pubblica senza licenza espressa con pubblico co-mando o contenuta ne’ statuti della città». Avevano poi il compito di vigilare sui mercati, sulla pubblica quiete e sull’annona «perché fossero conservate le leggi, i calmieri e le discipline stabilite in Padova; … potevano correggere i trasgressori che colla pena pecuniaria non oltrepassante le £. 10 e … ogni rapporto doveva essere partecipato al pubblico rappresentante di Padova». Infine, relativamente ai compiti di controllo, ogni vicario «presiedeva ne’ consigli generali del suo vicariato per il buon ordine e perché non fossero proposte parti con-trarie alle leggi ». La loro carica era lucrativa e i vicari di Conselve, Mirano, Teolo e Arquà avevano anche l’obbligo di risiedere stabilmente in quei luoghi, non potendo «star lontani per più di una notte». Da tale obbligo erano invece esentati i vicari di Oriago ed Anguillara, in quanto tali comunità erano prive di un alloggio per il vicario medesimo. Al loro servizio era infine posto un cancelliere che, nel caso delle due sedi di Conselve ed Arquà, doveva far parte del Collegio dei nodari di Padova, mentre per le altre quattro esso era «stabilito da alcune famiglie che … avevano dal Pubblico acquisito il diritto delle cancellerie».

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